Quinto : “Non Uccidere”

Dal momento che, come Chiesa, consideriamo moralmente illegittima la pena di morte comminata alla persona umana “innocente”, ma, moralmente legittima quando è comminata a quella “colpevole”, perché, poi, dissentiamo per la condanna a morte di Saddam Hussein, benché questi sia accusato, non di un omicidio, ma di crimini contro l’umanità?

Certamente non perché lo reputiamo innocente, e allora perché, se il Catechismo della Chiesa Cattolica riconosce all’autorità pubblica questo potere ?

Cosi facendo, avalliamo contemporaneamente, due posizioni dottrinali che si oppongono a vicenda : Quella di concedere all’autorità pubblica il potere di impartirla, infatti : << L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e delle responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte >>  ( Nuovo Catechismo n° 2267 ) e quella di vietarla :  <<Perché ogni persona è creatura di Dio e quindi nessuno può ritenersi padrone della vita e della morte altrui se non il creatore, princìpio universale al quale non ci sono eccezioni >> ( Pronunciamento ufficiale del Vaticano contro la pena di morte a Saddam, 21/07/06 ).

Con il catechismo, dunque, educhiamo le coscienze al principio di liceità morale della pena di morte e, con i proclami autorevoli e pubblici, come nel caso citato, le ammoniamo ( le coscienze ) quando queste, poi, ne praticano l’insegnamento.

Questa discordanza si verifica, a mio avviso, perché, noi cattolici, abbiamo riconosciuto al principio della pena di morte una legalità morale che non le avremmo mai dovuto riconoscere.

Condizionati dagli eventi storici, alla fine del quarto secolo, abbiamo, purtroppo, abbandonato la nostra dottrina originaria che l’aborriva, e, contravvenendo all’esortazione del Vangelo, ci siamo conformati a quella dell’Impero Romano (Rm.12,2), avendoci esso inglobati dopo averci riconosciuto la libertà religiosa.

In tal modo, ci siamo assunti la responsabilità di conferire alla pena di morte un imprimatur morale e una  legittimità sociale universale, che essa non aveva mai raggiunto prima.

In pratica, non solo l’abbiamo avallata, ma abbiamo favorito lo sviluppo culturale di una legge penale mostruosa, che non solo, non avremmo dovuto, ma nemmeno potuto legittimare, essendo essa, assolutamente contraria allo Spirito del Vangelo e alla Tradizione originaria della Chiesa.

Anzi, è proprio servendosi di essa che i potenti di questo mondo hanno assassinato “legalmente” Gesù ( 1 Cor.2,8 ) e trafitto con la spada del dolore il cuore della Madre ( Lc. 2,35 ).

Del resto, le motivazioni che, noi cattolici, portiamo a sostegno della liceità morale della pena capitale sono solo di natura filosofica o di ordine pratico, ma per niente evangeliche.

Gesù, invece, nel traghettarela Leggeda Antica a Nuova e da imperfetta a perfetta, ha per prima cosa abolito la  legge del taglione (Dt. 19,21 ; Mt. 5,38 ) che la legittimava e riconferito al quinto comandamento : “ Non uccidere “ il suo valore originario, essendo stato deturpato dalla durezza dei cuori e dal legalismo ebraico.

Egli, infatti, afferma: “ Avete inteso che fu detto agli antichi :  Non uccidere; infatti chi uccide è sottoposto a giudizio” ( Mt. 5,21 ), e dichiara solennemente, come Colui che interpetrando la LeggeAnticarivendica un ‘ autorità  superiore alla legge medesima : “ Io invece, vi dico : chiunque si adira con il suo fratello sarà sottoposto a giudizio “ ( Mt. 5, 22 ). 

Le parole : “ Io invece vi dico “, rivelano, chiaramente, il suo carattere autoritativo di nuovo e definitivo Legislatore della Nuova Legge perfetta, nella quale, non solo Egli non tollererà, assolutamente, l’uccisione volontaria di una persona umana, ma nemmeno la violenza verbale o psicologica o il semplice moto d’ira che Lui pone sullo stesso piano dell’omicidio ( Mt. 5,22 ).

Perciò, noi sua Chiesa, non possiamo agire diversamente, da come Lui ha agito, ma solo : “ Continuare sotto la Guidadello Spirito Santo, l’opera stessa di Cristo, il  quale è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non ad essere servito “ (  Gaudium et Spes N° 3 ).

La Chiesa, per la sua natura divina, non è paragonabile a nessuna istituzione umana, che guidate

dall’ etica, ossia, dalla cultura mondana, dicono “ si “ e “ no “ alla dignità e al valore della vita umana. Noi cattolici guidati, invece, dalla morale, ossia, dal Vangelo applicato alla vita, non possiamo dire “ si “ e “ no “ ( Mt. 5,37 ; Gc. 5,12 ), ma solo “ si “. Si ad una difesa “ assoluta “ e non “ relativa “ della  sacralità e dell’inviolabilità della vita umana, che, indipendentemente dalla condizione di innocenza o colpevolezza della persona, va dal suo concepimento alla morte naturale.   

 

                                                                                                         diacono Giuseppe Cavallaro

 

 

www.associazionelavita.it                                                                gius-cavallaro@libero.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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