I Vescovi, in qualità di legittimi successori degli Apostoli, dovrebbero imitarli anche nel difendere la vita umana in modo assoluto e non relativo, rinunciando al principio di liceità morale della pena di morte ( N. C. n° 2267 ).

Gesù insegna che la convivenza fra il bene e il male è una condizione naturale che i suoi discepoli devono tollerare, pazientemente, fino al giorno del giudizio finale, in cui Egli stesso giudicherà, imparzialmente ogni uomo e assegnerà a ciascuno il posto che si sarà meritato, in funzione del bene o del male che avrà, liberamente, compiuto.

Nella parabola evangelica del grano e della zizzania, in cui : “Il campo è il mondo. Il grano sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno” (Mt 13, 38), “I servi andarono dal padrone e gli dissero : Padrone, non hai  seminato del buon grano nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania ? Egli rispose loro : Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero : Vuoi che andiamo ad estirparla ? No, rispose, perché non succeda che estirpandola, con essa sradichiate anche il grano” (Mt 13,27-29).

E una richiesta analoga, cioè, caratterizzata dall’intolleranza e dal legalismo religioso, la troviamo anche in Luca. Poiché un villaggio della Samaria aveva rifiutato a Gesù l’ospitalità  : “I discepoli Giacomo e Giovanni dissero a Gesù : Signore vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi ? Ma Gesù si voltò e li rimproverò” (Lc 9,54-55).

Quindi, la Scritturasi rivela contraria a che “I servi”, i quali rappresentano gli Apostoli, non solo sradichino la zizzania dal campo, ossia, che si oppongano al male e ai malvagi ricorrendo alla loro uccisione , ma perfino che elevino a Dio preghiere di natura vendicativa, infatti : “ Gesù si voltò e li rimproverò “ (Lc 9,54).

E l’Apocalisse rincara la dose. Dio oltre che rifiutare di esaudire la preghiera dei suoi martiri, i quali vorrebbero affrettare il giudizio finale, rivela implicitamente, che i figli del regno devono mettere in conto anche la possibilità di poter morire per mano dei figli delle tenebre : “Coloro che erano stati uccisi a causa della parola di Dio e della testimonianza che avevano resa ,  gridarono a gran voce : Fino a quando , Dio, tu che sei santo e verace, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra ? Allora venne data a ciascuno di essi una veste candida e fu risposto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro  fratelli che dovevano essere uccisi come loro” (Ap 6,9-11).

Sicché, il Vangelo riconosce ai figli del regno una sola arma legittima per combattere i figli del maligno, la mitezza : “Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (Mt 5, 44).

La medesima che Gesù ha testimoniato, perfino dalla croce : “Padre perdonali perché non sanno quel che fanno” (Lc 23,34). E il primo papa ci ricorda che Gesù : “Oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia” (1 Pt 2,23).    

Le espressioni degli Apostoli riflettono una mentalità ancora troppo legata all’Antico Testamento : “Sterminerò ogni mattina tutti gli empi del paese. Sradicherò dalla città del Signore quanti operano il male” ( Sl 101,8 ), mentre la nuova economia, instaurata da Cristo esclude, a priori, ogni forma di intolleranza e violenza nei confronti della persona umana, sia essa figlia del regno che figlia del maligno.

Non vi è dubbio : Il Nuovo Testamento impone ai  figli del regno la coesistenza con i figli del maligno anche quando questi violano, gravemente, la legge umana e divina.

Perciò, il “No” proferito da Gesù equivale ad una proibizione assoluta di sradicare la zizzania umana dalla faccia della terra.

E, il suo “No”, non riguarda solo gli Apostoli ma anche i Vescovi  perché :  “Gli Apostoli, poi affinché l’ Evangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i Vescovi” (Dei Verbum n° 7).

Pertanto, come gli Apostoli e i loro diretti successori, fino al quarto secolo, hanno scrupolosamente osservato il comando di Gesù di non cedere mai  alla tentazione di lottare il male ricorrendo alla pena di morte come strumento di sradicamento sociale e morale della zizzania umana, come attesta la Tradizione originaria, anche i Vescovi ordinati successivamente, proprio perché legittimi successori degli Apostoli, dovrebbero conformarsi alla dottrina originaria  considerandola immutabile e inserirla nel prolungamento della Tradizione Cattolica.

Gesù, facendo seguire al suo “No” la motivazione : “Perché c’è pericolo che estirpandola sradichiate insieme ad essa anche il grano” ha voluto evidenziare come l’arbitrarietà assoluta comporti, inevitabilmente, l’uccisione di persone innocenti.

Ed è, appunto, ciò che si è verificato, come attesta la storia, a testimonianza della veridicità delle sue parole. Infatti, chi può fissare il numero delle persone innocenti che, direttamente o indirettamente, sono state sradicate, ossia, uccise dalla Chiesa?

Inoltre, Egli avendo precisato che:  Personalmente, e alla fine dei tempi, avrebbe mandato i suoi  angeli a separare gli operatori di iniquità dagli uomini giusti per punire i primi e premiare i secondi (Mt 13,41-43), ogni sradicamento di zizzania umana, effettuata dall’uomo anticipatamente, si configura come una intollerabile usurpazione dei diritti di Dio.

Affido questa riflessione e il mio ministero all’autorità del papa, al quale chiedo, filialmente, di indire una celebrazione liturgica annuale in memoria e in suffragio di tutte le persone sradicate dalla faccia della terra, con la pena di morte, perché considerate zizzania umana.

 

13 Maggio 2007                                                                  diac. Giuseppe Cavallaro    

 

 

 

 

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