La Chiesa è favorevole o contraria alla pena di morte ?

All’appello di aiuto rivolto al Vaticano dal figlio di Sakineh, la donna condannata a morte dalla legge penale iraniana, il Direttore della sala stampa Padre Federico Lombardi, dopo aver affermato che: “la S. Sede segue la vicenda con attenzione e partecipazione” ha voluto precisare che: “la posizione della Chiesa contraria alla pena di morte è nota”.

Queste parole del Direttore della sala stampa più che precisare la posizione della Chiesa, circa la pena di morte, sottolineano l’equivoco morale, in cui essa si crogiola.

Come potrebbe, infatti, avere una posizione notoriamente contraria alla pena di morte, se “il principio” di liceità morale della pena capitale è parte integrante della sua dottrina morale e della sua Tradizione?

Non è forse vero che: “L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude…il ricorso alla pena di morte” (N.C. n° 2267) da parte del potere pubblico ?

Per la Chiesa, “Il principio” morale, non ha un valore semplicemente teorico, esso è una verità divina contenuta nel “Deposito della fede” che è immutabile e da cui attinge le verità di fede e di morale da insegnare nel prolungamento della Tradizione Ecclesiastica. “Il principio” morale è, praticamente, il fondamento di ogni ragionamento e dottrina, simile ad un albero che produce frutti : “Non c’è albero buono, che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni” (Lc 6,43). Perciò, dal momento che “il principio” morale è di liceità della pena di morte, come può essa affermare che: “la posizione della Chiesa contraria alla pena di morte è nota”? Anche se la Chiesa, soprattutto da Giovanni Paolo II in poi, ha adottato “la prassi” di rivolgere istanze contro il ricorso della pena capitale e pubblici appelli di clemenza a favore dei condannati a morte, come appunto nel caso sopra citato, questo non significa che essa ha rinunciato “al principio” di liceità morale della pena di morte. “La prassi” è entrata a far parte delle sue attività pastorali, soprattutto per la lotta che hanno condotto i movimenti pacifisti, impegnati per la difesa dei diritti umani e, in particolare, per l’abolizione della pena capitale: “Nella Chiesa come nella società civile, una crescente tendenza che ne chiede un’applicazione assai limitata ed anzi una totale abolizione” ( Evangelium vitae n° 56).

Quindi, essa non ha affatto rinunciato a considerare lecito “il ricorso alla pena di morte” e a conferire alle coscienze umane, soprattutto dei potenti, il permesso di uccidere “legalmente” le persone, incluse tutte quelle assolutamente innocenti uccise per abusi ed errori giudiziari causati a motivo della defettibilità della legge umana. E questo, nonostante essa dichiara che l’inviolabilità assoluta è una prerogativa della sola vita umana innocente ( Evangelium vitae n° 57 ).  

Perciò, essa in coscienza, non può affermare che : “la posizione della Chiesa contraria alla pena di morte è nota”, se prima non rinuncia “al principio” di liceità morale della pena di morte, essendo esso, assolutamente estraneo al “deposito della fede”, come si evince dalla Tradizione della Chiesa originaria fedele interprete e testimone della Chiesa Apostolica.

8 dicembre 2010                                                             diacono Giuseppe Cavallaro

www.associazionelavita.it                                                  gius-cavallaro@libero.it

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