Il futuro dell’umanità dipende dal rinnovamento della Chiesa

L’associazione di volontariato “La Vita” mostrando a Roma, in Piazza San Pietro, in occasione della 36a “Giornata Nazionale della Vita”, uno striscione con la frase : “Solo rinunciando al “principio di liceità morale e culturale della pena di morte” la Chiesa difende in modo assoluto il diritto alla vita  umana”, non ha inteso ricusare la Chiesa, ma solo criticare la sua dottrina morale che “non esclude… il ricorso alla pena di morte” (Nuovo Catechismo art. n° 2267).

Perciò, l’atteggiamento rigoroso assunto dalle forze dell’ordine che hanno imposto all’associazione di riporre lo striscione, fotografato il presidente dell’associazione e registrato le sue generalità è ingiustificato: ricusa la Chiesa, non chi in sintonia con il Concilio, la esorta al rinnovamento, ma chi tace la verità per il quieto vivere.

La critica, intesa come  verifica di un principio al fine di comprenderne la vera natura, è necessaria per promuovere il rinnovamento della Chiesa e, di conseguenza, il bene dell’umanità, essendo essa preposta alla formazione delle coscienze umane e, in particolare modo, dei governanti che detengono il potere.

E’ vero che la Chiesa, in alcuni momenti contingenti, si è pronunciata contro alcune esecuzioni capitali, ma perché incalzata da movimenti e associazioni pacifiste, anche cattoliche, infatti, non solo, non ha mai fatto mea culpa per le tante persone da essa uccise con la pena capitale, soprattutto per quelle innocenti, ma perché il  “Il principio di liceità morale e culturale della pena di morte” continua ad essere  parte integrante della sua dottrina.

Essa affermando, con l’articolo n° 2261 del Nuovo Catechismo, che “La Scrittura precisa la proibizione del quinto comandamento: “Non far morire l’innocente e il giusto” (Es 23,7) insegna che la proibizione di uccidere una persona umana è riservata da Dio, esclusivamente, alle persone innocenti, ma non alle colpevoli, per le quali essa, appunto, “non esclude il ricorso… alla pena di morte”.

In realtà, “La Scrittura”, di cui parla il Catechismo, che “precisa la proibizione del quinto comandamento”, si riduce ad un versetto dell’Antico Testamento: <<Non far morire l’innocente e il giusto >>, formulato, peraltro, in modo incompleto, infatti, citato per intero : <<  Starai lontano dalla parola falsa e non ucciderai l’innocente e il giusto perché io non dichiaro giusto il colpevole >> (Es 23,7), rivela  la vera intenzione dell’autore sacro, che non è certo quella di voler precisare la proibizione del quinto comandamento, come dichiara il Catechismo, ma formare le coscienze umane al giusto comportamento morale che devono assumere i soggetti giuridici nell’ambito di un processo penale: Dio vieta, categoricamente, ai giudici e ai testimoni, di ricorrere a parole false per deviare il corso della giustizia, provocando la condanna dell’innocente e l’assoluzione del colpevole.

Intenzione che, l’autore sacro sottolinea anche con il versetto precedente: << Non farai deviare il giudizio del povero, che si rivolge a te nel suo processo >> (Es 23,6).

Quindi, questa interpretazione, che non risponde affatto al pensiero dell’autore sacro di Esodo 23,7 e all’insegnamento della Chiesa originaria, favorisce la legalizzazione morale e sociale della pena di morte e compromette gravemente la  natura della sua dottrina, circa la dignità della vita e i diritti umani ad essa ordinati.

E questo, benché la natura negativa del 5° Comandamento decreta che il divieto di uccidere una persona umana è assoluto e non relativo e, quindi, riguarda tanto per le persone innocenti, quanto le colpevoli, infatti, Dio considera grave l’uccisione di Abele da parte di Caino, ma considera gravissima l’uccisione di Caino da parte di terzi: “Chiunque ucciderà Caino, subirà la vendetta sette volte” (Gn 4, 15).

Inoltre, che senso ha,  precisare che: “il comandamento <<non uccidere>> ha valore assoluto quando si riferisce alla persona innocente” (Evangelium vitae n 57) se Gesù stesso ha affermato che è oggettivamente impossibile in  giudizio garantire, in modo assoluto, alla persona innocente il diritto alla vita (Mt 13, 29)?

Ecco perché Egli alla richiesta degli Apostoli, che presumevano di poter sradicare dalla faccia della terra la zizzania umana separandola, con assoluta certezza, dal grano umano, rispose: “No perché non avvenga che, raccogliendo la zizzania, sradichiate con essa anche il grano” (Mt 13,29).

E la storia umana, che non è sola maestra di vita, ma anche fonte teologica, attesta la veridicità delle sue parole: solo Dio conosce l’elenco infinito delle persone innocenti uccise con la pena di morte proprio da coloro, laici e religiosi, che hanno presunto di poter separare, con assoluta certezza, l’innocente dal colpevole.

L’unico modo, assolutamente certo, per garantire il diritto alla vita alla persona innocente è quello espresso da Gesù, ossia, garantirlo anche alle persone colpevoli: “Lasciate che l’una e l’altra crescano insieme” (Mt 13,30).  

Perciò, la Chiesa alla fine del quarto secolo, inizio quinto, facendo suo “Il principio di liceità morale e sociale della pena di morte”ha fatto uscire dalla finestra del mondo ciò che Cristo, con la sua morte e resurrezione, ha fatto entrare  per la porta: il valore assoluto della vita umana.

Essa, con “Il principio di liceità morale e sociale della pena di morte”, non solo ha declassato il valore della vita umana da assoluto a relativo e  mortificato i diritti umani ad essa ordinati, ma l’ha subordinata alla legge, riconoscendo ad essa anche il potere di sopprimere legalmente la vita umana. Sta di fatto che, mentre la Chiesa insegna che la vita è al servizio della legge, il Vangelo afferma , che la legge è al servizio della vita (Mc 2,27), anzi, la considera “la forza del peccato” (1 Cor 15,56) e la “Lettera a Diogneto” precisa che i cristiani  “Con il loro modo di vivere sono superiori alle leggi”.

Inoltre, subordinando la vita umana alla legge, essa ha favorito lo sviluppo di una concezione mondana e legalista della vita umana e, quindi, incline a ricorrere, non solo alla pena di morte, ma anche ad altri modi di uccidere: se alla legge umana è  riconosciuto il potere di uccidere una persona con la pena capitale perché, poi, alla medesima legge umana, non le si dovrebbe riconoscere il potere di uccidere una persona ricorrendo ad altre pratiche: l’aborto, l’eutanasia o il suicidio volontario?

Prima ancora che dalla politica, dalla legge, dall’economia,  la pace e la giustizia morale e sociale, dipendono dalla formazione delle coscienze al riconoscimento del valore assoluto della vita umana, non a caso, tutti i mali del mondo: egoismo, corruzione, disoccupazione, povertà, criminalità, razzismo ecc. hanno la loro radice nella mancanza di stima per l’altrui vita, perciò, la Scrittura insegna: “non fare a nessuno ciò che non piace a te” (Tb 4,15) e “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge ei Profeti” (Mt 7,12).

E a chi spetta, se non alla Chiesa, questo compito educativo universale: educare le coscienze dei singoli e dell’intera umanità, al rispetto assoluto della persona umana? “Si tratta di salvare la persona umana, si tratta di salvare l’umana società” (Gaudium et spes proemio 1,3b).

Ma come può essa esercitare questo compito correttamente se prima non si rinnova liberandosi dai conformismi umani, prima fra tutti, dalla sua propensione per la pena di morte?

Essa per difendere e diffondere i diritti umani di cui è depositaria (Mt 25,31-46) deve, prima, difendere assolutamente la vita umana, a cui tutti i diritti sono ordinati : la vita umana è vita stessa di Cristo, il quale l’ha nobilitata e resa immortale con la sua incarnazione : “Io sono…la vita” (Gv 14,6).

 

 

7 ottobre 2014                                                                                           diacono Giuseppe Cavallaro

 

 

 

 

 

 

www.associazionelavita.it                                                                                     gius-cavallaro

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *