Sebbene il Concilio Vaticano II la obbliga al rinnovamento, la Chiesa continua a promuovere il principio di liceità morale della pena di morte : “L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude…il ricorso alla pena di morte” (N.C. n° 2267).
Nemmeno Giovanni Paolo II, che tanto si è impegnato contro la pena capitale, è giunto ad escludere dalla dottrina cattolica questo principio.
Eppure, la natura negativa del quinto Comandamento : “Non uccidere”, vieta in modo assoluto, non solo, l’uccisione delle persone innocenti, ma anche delle colpevoli, non solo degli Abele, ma anche dei Caino: “Chiunque ucciderà Caino, subirà la vendetta sette volte” (Gn 4, 15) : Dio considera grave l’uccisione di Abele da parte di Caino, ma considera gravissima l’uccisione di Caino da parte di terzi.
Da una prospettiva morale, “il ricorso alla pena di morte” si identifica con “l’omicidio volontario” perché “il ricorso alla pena di morte”, proprio come “l’omicidio volontario”, cagiona la morte ad una persona umana con la precisa volontà di ucciderla.
Anzi, “il ricorso alla pena di morte” si accompagna con l’aggravante della premeditazione, infatti, l’esecuzione capitale è sempre preceduta da una accurata preparazione.
Perciò, il Concilio Vaticano II condannando “ogni specie di omicidio” (Gaudium et spes n° 27/c), implicitamente condanna anche “il ricorso alla pena di morte”, che è una “specie di omicidio”.
Giovanni Paolo II nella sua Lettera apostolica “Tertio Millennio Adveniente” si augurava che il Giubileo dell’anno 2000 fosse occasione per una purificazione della Chiesa da tutte “le forme di contro-testimonianza e di scandalo ” (n° 33). E, non è forse una forma “di contro-testimonianza e di scandalo” il “principio di liceità morale della pena di morte” ? Con questo principio la Chiesa non ha forse condannato a morte un numero di persone che solo Dio conosce e, cosa ancora più grave che “il ricorso alla pena di morte” implica, fatto morire persone assolutamente innocenti ? E, ancora oggi, non fornisce con questo principio un pericoloso alibi alle coscienze di quanti sono inclini alla pena di morte?
E questo, benché Gesù le avesse espressamente comandato di non esercitare mai l’arbitrio assoluto essendo la legge umana per sua natura imperfetta (Mt 13,24-30).
Perciò, le sue mani sono intrise di sangue umano e tali resteranno finché non le avrà purificate con la penitenza e il rinnovamento : “La Chiesa che comprende nel suo seno i peccatori, santa insieme è sempre bisognosa di purificazione, mai tralascia la penitenza e il rinnovamento”(Lumen gentium n° 8/c).
Ora, per la Chiesa Il rinnovamento, non consiste in un semplice cambiamento, ma in un sincero pentimento degli errori commessi e il ritorno agli insegnamenti della Chiesa primitiva fondata dagli Apostoli, tra cui il rifiuto assoluto della pena di morte : “La Chiesa primitiva ha valore esemplare per ogni periodo di rinnovamento e di crescita ecclesiale” (Ev. e Min. n°43).
Il rinnovamento della Chiesa è favorito anche dalla “Storia umana”, essendo la quale una importante fonte teologica.
E un esempio di storia umana che ha contribuito al suo rinnovamento è quello relativo all’Unità d’Italia : se non moralmente, praticamente le ha proibito l’utilizzo della pena di morte e favorito la sua liberazione dal potere temporale riportandola, così, nel solco della Tradizione Apostolica.
Per cui, da una prospettiva teologica, considerare anche la “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” e la “Costituzione Italiana” eventi storici che potrebbero promuovere il suo rinnovamento, non è farle un torto, ma orientare questi eventi, o meglio, “questi segni dei tempi” verso i fini di verità e giustizia fissati da Dio stesso.
Ecco perché, l’Associazione “La Vita”, non disdegna di rivolgersi con una lettera aperta al “Capo dello Stato”, al quale chiede di intervenire, non contro la Chiesa, ma contro il suo “principio di liceità morale” che induce, moralmente e culturalmente, le persone a violare il “diritto alla vita umana” sancito dalla Legge di Dio e difeso, sia dalla “Costituzione Italiana” che dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti umani” e dal suo solenne “Proclama”.
L’Associazione “La Vita”, sarà presente a Roma domenica 5 Febbraio 2012, “Giornata Nazionale della Vita”, all’Angelus del Papa, al quale chiederà, esponendo uno striscione, di rinunciare, al “principio di liceità morale della pena di morte” e difendere, in modo assoluto, la sacralità e l’inviolabilità della vita umana dal suo concepimento alla fine naturale.
8/12/2011 diacono Giuseppe Cavallaro
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